La scelta dei sensori di movimento, quando si progetta un sistema antifurto domestico, ha lo stesso valore di quella della centralina o delle sirene. Da questi dispositivi dipendono la qualità della rilevazione, la riduzione dei falsi allarmi e la reale copertura degli ambienti.
È fondamentale comprendere come funzionano, dove installarli e quali caratteristiche preferire, in modo da costruire una protezione coerente con l’abitazione e con le abitudini di chi la vive.
Tipologie di sensori: PIR, microonde e doppia tecnologia
Il sensore PIR (infrarosso passivo) rileva variazioni di calore in movimento. Lavora misurando la differenza tra la temperatura dello sfondo e quella di un corpo che attraversa l’area di controllo. In ambienti interni, dove le condizioni sono abbastanza stabili, permette di ottenere affidabilità con consumi contenuti. Funziona al meglio, naturalmente, se non esposto a fonti di calore dirette, come stufe o finestre molto soleggiate.
Il sensore a microonde emette onde elettromagnetiche e valuta il ritorno del segnale: viene così percepito lo spostamento di persone. Risulta utile dove l’escursione termica è notevole o l’aria si muove frequentemente, come in corridoi ventilati o ingressi esposti.
Il sensore a doppia tecnologia combina PIR e microonde e attiva l’allarme solo quando entrambe le tecnologie concordano sulla presenza di un movimento. Nasce per ridurre gli avvisi indesiderati in contesti complessi, ad esempio garage, taverne o locali con aperture frequenti.
Copertura, portata e alimentazione: come analizzare le specifiche tecniche
I sensori dichiarano determinati angoli di copertura (spesso tra 90° e 120°) e una portata in metri. Non si tratta di valori da prendere alla lettera: l’arredo, le porte, le tende e i cambi di quota modificano il campo di rilevazione.
È utile ragionare, quindi, in base alle scene di utilizzo. In un corridoio stretto si potrebbe preferire una copertura a tenda, direzionata lungo l’asse di passaggio.
In un soggiorno ampio, dove si desidera vedere attraversamenti trasversali, risulta efficace un sensore montato in angolo. Scale e disimpegni richiedono una certa attenzione: qui la combinazione tra portata e inclinazione della lente determina la capacità di intercettare il movimento sia salendo sia scendendo.
La versione cablata assicura alimentazione continua e stabilità, a patto di prevedere canaline o passaggi durante i lavori. In edifici già rifiniti, un sensore wireless evita opere murarie e comunica con la centrale tramite radio. Qui contano autonomia della batteria, qualità della cifratura, portata del segnale e protezioni contro interferenze.


