MA QUANTO COSTA UN IMPIANTO ANTIFURTO PER CASA?

MA QUANTO COSTA UN IMPIANTO ANTIFURTO PER CASA?

Scusate, sono nel panico più totale.

Abbiamo  appena  dato fondo a tutti i miei risparmi  (completando l’opera con un bel mutuo)  per coronare il sogno di una vita,  una meravigliosa casetta su più livelli  in cui vivere  speriamo serenamente la nostra vecchiaia.

Vorremmo  però completare l’opera installando un impianto d’allarme di ultima generazione dotato di sensori perimetrali ad infrarossi,  barriere, sensori a tendina , centralina con combinatore telefonico gsm, sirene (interna ed esterna) e quant’altro utile allo scopo di  proteggere la nostra casa.

Nello specifico tengo a segnalare che questa, disposta su tre piani compreso il piano terra non ha balconi ma solo finestre  ed una porta di accesso al piano terra.

Mi piacerebbe un impianto antifurto  completo , dotato anche di telecomandi e pulsantiera all’interno per il suo inserimento/disinserimento ma  sono terrorizzato dai costi, ivi compresi quelli di installazione.

Sapreste  consigliarmi ?

Grazie.

Rolando.

 

Gentilissimo Rolando,   quello che ci sottoponi è un problema piuttosto delicato.

Sai, quando si parla di sicurezza,   gli standard qualitativi  cui bisognerebbe tendere  sono quelli

più elevati,  caratterizzati nel contempo  dal miglior rapporto qualità prezzo del prodotto prescelto.

A tal proposito, oggi, anche nel campo degli impianti d’allarme per abitazione, il  Web  ci viene incontro, consentendoci attraverso una ricerca appropriata di individuare siti internet  relativi a  venditori altamente qualificati che  permettono, non solo l’acquisto di prodotti tecnologicamente all’avanguardia,   ma anche  (e questo è molto importante)  di ottenere  una eccellente assistenza tecnica e commerciale.

Una buona ricerca on line, quindi,  risolverà  sicuramente  ogni tuo problema di sicurezza.

E ricorda……una casa ben protetta  vale molto  di più.

Scrivici quando pensi di averne bisogno.

Impianto d’allarme cablato

Impianto d’allarme cablato

Ciao,

Mi chiamo Graziano, sto effettuando lavori di ristrutturazione in un appartamento dotato di impianto d’allarme cablato. Ho dovuto spostare alcuni rilevatori e far passare i cavi in tubazioni, visto che prima erano in una canalina.

Il cliente ha preteso di usare gli stessi cavi, ma per alcuni è stato indispensabile fare dei collegamenti perchè non erano sufficientemente lunghi (ho usato dei cavi avanzati dai rilevatori). Adesso vorrei chiederti se dopo aver prolungato i cavi, possono esserci malfunzionamenti. Hai consigli da darmi?

Ti ringrazio di cuore


 

Buonasera Graziano,

io sconsiglio sempre di collegare i cavi, anche se comprendo che in taluni casi potrebbe essere necessaio. Dal punto di vista pratico non ci sono problemi, ma ci potrebbero essere possibili interferenze a causa della giunta non isolata e della schermatura interrotta.

Ti consiglio quindi di provvedere ad un buon isolamento e verificare che non ci siano punti in cui i conduttori possano essere disturbati dall’esterno o da cavi vicini.

Queste precauzioni sono sufficienti a garantire la corretta funzionalità dell’impianto.

Ciao e buon lavoro

installatore professionista

installatore professionista

Buongiorno,

vorrei fare una domanda particolare riguardo il mestiere di installatore professionista.

In sostanza ho svolto per 8 anni questo lavoro ma nel contratto che avevo non risulta questa mansione.

A questo punto mi domandavo se esistesse un corso certificatore o un attestato da conseguire in qualche modo..

Ti ringrazio se potessi aiutarmi visto che voglio aprire un’attività tutta mia.

Giorgio

 

Buongiorno Giorgio,

come hai già intuito è necessaria una specifica abilitazione per questo tipo di attività; questo ti consentirà di rilasciare la famosa dichiarazione di conformità.

Per ottenere l’abilitazione all’attività di installazione di impianti elettrici ci sono determinati requisiti:

Diploma o Qualifica scuola secondaria, con specializzazione relativa al settore delle attività ;

oppure Titolo o attestato di formazione professionale, con un inserimento di almeno quattro anni consecutivi, alle dipendenze di un’ impresa del settore;

Iscrizione Albo e camera di commercio.

In ogni caso ti consiglio comunque di consultare un commercialista per fugare qualsiasi dubbio.

Nel frattempo ti faccio un grande in bocca al lupo!

Saluti

Videosorveglianza – Privacy e sicurezza nei condomini

Videosorveglianza – Privacy e sicurezza nei condomini

Una nuova sentenza della Corte di Cassazione prevede che, in casi di urgenza, un singolo condomino possa installare un sistema di videosorveglianza negli spazi destinati al parcheggio delle auto, in modo da scoraggiare furti e danneggiamenti.

Sì proprio così! Non c’è bisogno che il condomino chieda a tutto il condominio se sia d’accordo o meno e, vista l’urgenza, il condomino è anche tenuto a chiedere il rimborso delle spese.

La Corte di Cassazione ha anche deciso che non c’è violazione di privacy quando si riprendono le aree parcheggio o quelle d’ingresso, come qui descritto:

“non sussistono gli estremi atti ad integrare il delitto di interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis cod. pen.) nel caso in cui un soggetto effettui riprese dell’area condominiale destinata a parcheggio e del relativo ingresso, trattandosi di luoghi destinati all’uso di un numero indeterminato di persone e, pertanto, esclusi dalla tutela di cui all’art. 615 bis cod. pen.”

Videosorveglianza e Garante della Privacy

Videosorveglianza e Garante della Privacy

L’uso di telecamere e della videosoreglianza in senso lato devono sottostare a delle regole ferree in materia di privacy. Vediamole insieme.

  1. Tutti coloro che transitano in aree videosorvegliate devono essere informati del fatto che sono ripresi attraverso cartelli resi ben visibili, anche quando il sistema è spento o momentaneamente inattivo. Quando questi sistemi di videosorveglianza sono collegati con le Forze dell’Ordine è necessario segnalarlo sui cartelli, come previsto dal Garante della Privacy. Nei luoghi pubblici, invece, i cartelli non sono obbligatori, anche se raccomandati dal Garante.
  2. I video e le registrazioni possono essere conservati per un massimo di 24 ore, fatti salvi quei casi in cui le immagini sono necessarie alle indagini. Nelle banche e in tutte le attività più rischiose, le immagini possono essere conservate al massimo per una settimana; la richiesta di conservazione per periodi più lunghi deve essere sottoposta al Garante e da questo approvata.
  3. I Comuni italiani che installano sistemi di videosorveglianza hanno l’obbligo di  comunicarlo attraverso cartelli che ne segnalano la presenza, a meno che l’attività di ripresa non sia legata alla prevenzione, all’accertamento o alla repressione di reati. La conservazione delle immagini, anche in questo caso, non può superare i 7 giorni.
  4. Ci sono specifiche misure di sicurezza per i sistemi di videosorveglianza integrati, ossia tutti quei sistemi che collegano fra loro soggetti privati con soggetti pubblici come le società di sorveglianza, gli internet providers, ecc. In alcuni casi è prevista la verifica preliminare del Garante.
  5. I sistemi di videosorveglianza intelligenti – associazione delle immagini a parametri biometrici, motion detection, ecc – hanno necessità della verifica preliminare da parte del Garante.
  6. I sistemi usati per rilevare le infrazioni sulle strade vanno segnalati con appositi cartelli. Inoltre le telecamere possono riprendere solo le targhe dei veicoli e non le persone al loro interno; le immagini non possono essere inviate al domicilio dell’intestatario del veicolo.
  7. Il controllo con telecamere di depositi e aree rifiuti è lecito.
  8. Le telecamere possono essere usate nei luoghi di lavoro solo nel rispetto nelle norme in materia di lavoro. Non è possibile il controllo a distanza del lavoratore.
  9. Negli ospedali e nei luoghi di cura è possibile effettuare riprese, ma non è possibile trasmetterle sui monitor quando questi sono collocati in locali accessibili al pubblico. L’accesso alle immagini è consentito solo al personale autorizzato e, al massimo, ai famigliari dei degenti.
  10. E’ ammessa la videosorveglianza nelle scuole a tutela degli atti vandalici, ma solo in determinate aree e durante gli orari di chiusura.
  11. Nel trasporto pubblico le telecamere sono ammesse, così come alle fermate, ma l’angolo di ripresa deve essere circoscritto e non sono ammessi zoom, mentre sui taxi non è possibile riprendere stabilmente la postazione di guida.
  12. Nel campo turistico le riprese possono essere fatte, a patto che non rendano riconoscibili le persone.
  13. In ambito privato la videosorveglianza è consentita senza il consenso delle persone riprese, ma sempre nel rispetto delle prescrizioni indicate dal Garante della Privacy.
Gradi di sicurezza di un sistema antifurto

Gradi di sicurezza di un sistema antifurto

In tanti mi chiedete come decifrare le specifiche tecniche di un sistema antifurto, così ho deciso di parlarvi dei gradi di sicurezza di un sistema, gradi di cui spesso si legge tra le caratteristiche dell’impianto.

I gradi di protezione sono quattro e vanno da un minimo di 1 a un massimo di 4, sono da valutare anche in relazione alle caratteristiche del luogo in cui verrà installato l’antifurto:

  • il grado 1 indica un rischio basso, dove l’attacco può avvenire da parte di soggetti inesperti;
  • il grado 2 indica un rischio medio basso, quando l’attacco può essere fatto da soggetti con competenze minime;
  • il grado 3 sta per rischio medio-alto, in cui gli attacchi possono essere messi a segno da soggetti con competenze elevate;
  • il grado 4 indica un rischio alto, quando l’evento può essere messo a segno da soggetti esperti.

In parole povere, un furto in una semplice abitazione rientra nei gradi 1 e 2, mentre le effrazioni nei musei, nelle banche o nei casinò rientrano nei gradi 3 e 4.

Il grado di certificazione di un sistema antifurto tiene conto di tutto questo e deve assicurare delle caratteristiche minime. Ad esempio, un grado 2 deve prevedere:

  • codici di accesso di almeno 5 caratteri,
  • tastiere per l’inserimento/disinserimento che si bloccano dopo 3 tentativi di codice errato;
  • ritardo d’ingresso di max 45 secondi;
  • segnalazione di guasti memorizzata in centrale fino a verifica.
Videosorveglianza e protocollo ONVIF

Videosorveglianza e protocollo ONVIF

Mi sto informando sulle telecamere per la videosorveglianza e spesso mi capita di leggere la scritta ONVIF…di cosa si tratta?

Grazie per la risposta che mi darai

Riccardo

Ciao Riccardo,

ONVIF è l’acronimo di Open Network Video Interface Forum, un’organizzazione che nasce con lo scopo di supplire a uno dei maggiori problemi nel campo della videosorveglianza IP: la compatibilità tra sistemi diversi.

Questo protocollo vuole raccordare i sistemi di videosorveglianza verso un protocollo unico per quanto concerne:

  • il rilevamento dell’apparecchio;
  • la registrazione audio e video;
  • la configurazione dei componenti.

L’idea è ottima, peccato però che la versione del protocollo viene aggiornata di rado e questo produce incompatibilità tra gli stessi apparecchi marchiati ONVIF e spesso la compatibilità non è totale ma solo parziale.

C’è da aspettare e osservarne gli sviluppi!

Videosorveglianza del pianerottolo e privacy

Videosorveglianza del pianerottolo e privacy

St pensando di installare una piccola telecamera sulla porta del mio appartamento, al posto del classico occhiello, ma ti chiedo se posso o se così violo le norme sulla privacy del condominio.

Saluti, Alex

 

Ciao  Alex,

la sicurezza del proprio appartamento supera qualsiasi privacy, lo afferma  la Cassazione stessa. Quindi sentiti pure libero di acquistarla e installarla.

Combinatore telefonico e Forze dell’Ordine

logo-carabinieriL’avviso di chiamata in caso di furto da parte del sistema d’allarme è una funzione importantissima e farne a meno, ormai, è impossibile.

Ma di cosa si tratta? In caso di intrusione, il vostro sistema d’allarme può avvertirti del fatto che qualcuno sta cercando o ha appena tentato di introdursi nella vostra abitazione. L’avviso consiste in una chiamata o un SMS su uno o più numeri memorizzati da voi stessi sul combinatore telefonico. Il combinatore è lo strumento che permette tutto questo e può essere interno o esterno alla centralina, PSTN o GSM.

Il modello PSTN si connette alla classica linea telefonica e non invia SMS, mentre quello GSM funziona grazie a una SIM GSM di un qualsiasi operatore telefonico. Sul combinatore vanno registrati i numeri di telefono da avvisare in caso di intrusione, il consiglio è quello di memorizzare il proprio numero di cellulare, i numeri telefonici di un parente stretto o di qualcuno che possa intervenire con rapidità nel caso in cui voi siate fuori città. Anche il numero telefonico delle Forze dell’Ordine può essere tra questi ma, in questo caso, è necessario che Polizia e Carabinieri ricevano una richiesta scritta in cui è fatta richiesta ufficiale di collegamento del vostro sistema d’allarme alla caserma o al commissariato di Polizia più vicino.

A questa richiesta formale, solitamente, va allegata una dichiarazione di conformità dell’impianto antifurto rilasciata dalla ditta che lo ha installato o comunque un documento che attesti che il sistema abbia tutti i requisiti tecnico-professionali.

Attenzione! Non è possibile fare una doppia richiesta, ma è necessario scegliere tra Polizia e Carabinieri, quindi non fate errori e scegliete sempre chi è più vicino alla vostra abitazione!

Come collegare l’Antifurto a Polizia e Carabinieri

La maggiorparte degli antifurti per negozi, uffici o abitazioni sono dotati di combinatori telefonici, dispositivi il più delle volte presenti nella centralina. Si tratta di un apparecchio che si connette al telefono di casa oppure alla rete mobile gsm o 3G tramite Sim Card e avverte alcuni numeri preimpostati che l’antifurto è “scattato” o è stato attivato.

I numeri preimpostati sono ovviamente i nostri, oppure di casa di qualche parente, ma soprattutto quelle delle forse dell’ Ordine.

Come collegare l’allarme a Polizia e Carabinieri:
bisogna compilare degli appositi moduli che possono essere reperiti qui per quel che riguarda la Polizia di Stato e qui per i Carabinieri.

Polizia: si compila il modulo con tutti i propri dati anagrafici, numero del proprio documento ed indirizzo esatto dell’ abitazione dove è installato l’allarme collegato. Ci sono poi due opzioni A e B.
OPZIONE A: solitamente bisogna barrare questa casella . Si tratta di quasi la totalità degli allarmi per casa. Non più di due linee telefoniche connesse che richiedono solo l’allacciamento della spina. Deve essere allegato anche la dichiarazione di conformità che solitamente è presente nella scatola del kit di allarme e che comunque vi fornirà l’installatore.
OPZIONE B: quando ci sono più di due linee telefoniche allacciate, oppure quando gli allarmi sono connessi direttamente alla linea telefonica (non basta attaccare la spina del telefono. Si tratta di allarmi più sofisticati). In questo caso ci vuole anche l’omologazione del tecnico che l’ha installato.

Carabinieri: anche in questo caso fanno fornite le proprie generalità e l’indirizzo della casa dove è ubicato l’allarme (se è per abitazione privata o esercizio pubblico). Bisogna anche scrivere con esattezza il testo pre registrato presente nell’ allarme. Si deve specificare poi il nome di un eventuale possessore delle chiavi per la disattivazione dell’ allarme.

Vi ricordiamo che l’allarme può essere collegato ad un solo organo o ufficio delle Forze dell’ Ordine, quindi Polizia o Carabinieri.